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La Rivoluzione d'ottobre

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Messaggio  GENERALISSIMO Mer Nov 14, 2007 7:27 pm

La preparazione:
Il 15 settembre 1917 Lenin, ancora nascosto ad Helsinki in Finlandia dopo il fallito tentativo rivoluzionario di luglio, scrive al Comitato Centrale del partito affinché venga iniziata la preparazione del passaggio dei poteri ai soviet. Lenin rientra in segreto a Pietrogrado il 10 ottobre e vince le ultime resistenze interne al proprio partito sull'insurrezione. Solo Zinov'ev e Kamenev ritengono azzardata la mossa e consigliano di aspettare l'apertura dell'Assemblea Costituente, apertura che il governo di Kerensky ha fissato, dopo numerosi rinvii, al 28 novembre. Lenin è convinto che il momento sia propizio non solo per la Russia ma anche per le altre nazioni europee che, sempre secondo il dirigente bolscevico, la guerra sta spingendo in una fase pre-rivoluzionaria. Il 12 ottobre viene creato il Comitato militare rivoluzionario con sede nell'Istituto Smolnyj, che ha il compito di dirigere l'insurrezione; a presiederlo viene chiamato Trotsky. Il Comitato può contare, a Pietrogrado, su circa dodicimila Guardie Rosse, trentamila soldati della guarnigione e sugli equipaggi delle navi della flotta del Baltico. Il governo provvisorio dispone, in città, di settecento allievi ufficiali e di un battaglione femminile.


La rivoluzione d'ottobre:
L'insurrezione prende il via la sera del 6 novembre (24 ottobre del calendario giuliano in uso al tempo); durante la notte vengono occupati i punti più importanti di Pietrogrado: poste, telegrafi, stazioni ferroviarie, banche, ministeri. Il governo provvisorio praticamente cessa di esistere senza alcuna resistenza. Kerensky fugge verso il fronte e gli altri ministri si rinchiudono nel Palazzo d'Inverno, che verrà occupato il mattino del 7 novembre (25 ottobre del calendario giuliano).

La sera del 7 novembre (25 ottobre del calendario giuliano), si riunisce il Secondo Congresso dei Soviet, ed è a questo organo che i bolscevichi consegnano il potere appena conquistato. Quella notte la discussione prosegue senza sosta ed alle cinque del mattino dell'8 novembre, mentre si arrendono le ultime sacche di resistenza nel Palazzo d'Inverno, viene decretato il passaggio del potere ai soviet. Come primo atto il congresso rivolge a operai soldati e contadini un proclama in cui afferma che il governo sovietico, in via di creazione, avrebbe offerto ai tedeschi la pace immediata ed avrebbe consegnato la terra ai contadini.

Nei giorni che seguono, mentre la rivoluzione si diffonde e si scontra con i primi tentativi di resistenza, viene organizzato il primo governo sovietico che prende il nome di Soviet dei commissari del popolo. Alla presidenza va Lenin, Trotsky agli Esteri, gli altri incarichi vanno ad altri membri del partito bolscevico, tra cui Stalin al quale viene affidata la commissione per le questioni delle nazionalità. Il 15 novembre (2 novembre del calendario giuliano) il governo sovietico subisce un rimpasto in seguito all'ingresso dei socialrivoluzionari di sinistra, con Kolegaev che diviene commissario del popolo per l'Agricoltura.

Una delle più dettagliate e avvincenti cronache dei giorni della Rivoluzione d'Ottobre è nell'opera I dieci giorni che sconvolsero il mondo, opera del giornalista americano John Reed.


Il resto della Russia:
A Mosca la rivoluzione inizia il 26 ottobre e gli scontri si concludono solo il 2 novembre con la resa del Cremlino.
Nel frattempo Kerensky ha raggiunto il comando dell'esercito, la Stavka, e da lì cerca di organizzare un controffensiva. Tutto quello che riesce a riunire sono circa ventimila cosacchi che affida al generale Krasnov. Una parte di questi si sbanda o si unisce alle truppe del governo sovietico; il resto viene sconfitto a Pulkovo dalle Guardie Rosse. Kerensky, a questo punto, fugge in Inghilterra.
Nel resto della Russia la rivoluzione si diffonde in modo non uniforme ma a seconda dei rapporti di forza locali. I bolscevichi non hanno potuto definire un piano concertato per la rivoluzione in tutto il resto del paese e si affidano, almeno in parte, allo spontaneismo, convinti che l'esempio di Pietrogrado, e poi di Mosca, faccia da motore.
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